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Impatto positivo


La terra è l’unico pianeta con l’articolo.



(Questo spazio è a tua disposizione per poter rileggere e pensare “ODDIO, ma è VERO.”, perché la matematica non è un’opinione tanto quanto non lo è la semantica).

Sì, un giorno ci siamo imbattuti in un giovane cantautore italiano, Filippo Uttinacci (in arte Fulminacci) che ha twittato quello che ci sembra riassumere al meglio il nostro concetto di sostenibilità.

Proprio quell’articolo della terra è ciò che fa produrre (tanto) e fa sprecare (poco) un’azienda come Pfanner. Dal processo produttivo fino alla creazione dei packaging, ogni scelta fatta è studiata per garantire il minimo impatto sull’ambiente. Da sempre infatti, le azioni ecologiche sono ciò che caratterizzano la cultura aziendale. Questo impegno si riflette in un progetto di sostenibilità basato sull’energia rinnovabile, che da qualche anno sta portando a risultati veloci e concreti.
Ad esempio, nel nostro stabilimento di Lauterach, il biologico viene prodotto con impianti fotovoltaici per diminuire lo spreco di energia interna. Per lo stesso motivo, noi di Pfanner siamo in possesso di una nostra fonte di acqua potabile, che utilizziamo in ogni processo produttivo. E sempre per lo stesso motivo, con i nuovi impianti presenti nel nostro stabilimento di Enns sono stati risparmiati circa 230 tonnellate di CO2 all’anno dal 2018 fino ad oggi, per un totale di 920 tonnellate.
Sempre per lo stesso medesimo motivo (giuriamo, è sempre quello) Pfanner collabora solo con soci dell’associazione SureGlobalFair, che garantisce la totale trasparenza sulla materia prima, ed elimina qualsiasi probabilità che si tratti di frutta OGM.

E sempre per lo stesso… no, abbiamo finito. O quasi.


Ma Pfanner crede in Bio?

Sì, ormai da molti anni. Questo non perché ce lo hanno imposto i nostri genitori (o un profeta), ma perché da sempre ci alleiamo e ci alleniamo con la biodiversità e la natura. Ci alleiamo perché chiunque vorrebbe avere un’amica come lei, pronta ad offrirti varietà di frutta e verdura fresche, e ci alleniamo perché le stesse sono imbattibili (nel loro gusto) e resistenti (nel loro fisico). Essere Bio non è uno status ma una scelta, quella a favore della vita responsabile: per noi e per gli altri. Se sei un nostro consumatore, allora sei d’accordo con noi sull’importanza di mantenere uno stile di vita sano, di garantire la provenienza delle materie prime, di tutelare le piccole realtà agricole, e con loro la maturazione dei prodotti senza troppe forzature da parte di agenti esterni. I prodotti di origine biologica sono sempre ecosostenibili, e come dice la parola stessa, sostengono: il pianeta e qualsiasi cosa ci abiti. Ne deduciamo che sono dotati di una forza assoluta, e nel gioco della fiducia, non ti farebbero mai cadere per terra.

Siamo in possesso della certificazione BIO, per questo motivo tutti i nostri prodotti che ne fanno parte hanno il marchio del certificato di garanzia. La verifica avviene tramite la società “Austria BIO Garantie” (ABG), responsabile del controllo dell’autenticità dei prodotti biologici. Questo marchio altro non è che una garanzia, a prova del fatto che frutta e verdura Pfanner sono coltivate con un metodo di produzione molto naturale e sostenibile.
Questo elenco non intendeva annoiarvi o essere un pretesto per darci qualche aria in più, ma abbiamo preferito scriverlo perché, in certi casi, verba volant e scripta manent: il mondo Bio è uno di quei casi.

Se lo dice UTZ...


Nel 2016, mentre tutti si scatenavano a ritmo di Enrique Iglesias, noi ci scatenavamo con la UTZ, che al contrario di quanto possa sembrare, non è un’onomatopea da discoteca, ma l’Organizzazione di Certificazione Sostenibile dei Prodotti.

Questo titolo garantisce in totale trasparenza che la coltivazione del nostro tè avvenga in modo eco-sostenibile. Come? è semplice: i nostri agricoltori sono stati formati sui migliori metodi di coltivazione, tenendo in considerazione il rispetto delle persone che vi lavorano e dell’ambiente in cui i frutti prendono vita.

E se stai pensando che non è sempre piacevole quando gli altri ti controllano mentre lavori, ci teniamo a confessarti un segreto: questa certificazione è come “l’ultimo minuto”, è stata inventata perché serviva davvero.

Un pack sulla spalla ce lo meritiamo tutti, se è sostenibile

Da qualche anno Pfanner si sta impegnando in un percorso di riduzione della plastica vergine, ma nel mentre, in Italia, conquista tutti (o almeno ci prova) con due tipi di packaging: quello in cartone e quello in vetro.

Come hai ormai capito, a Pfanner piace variare, ma piace anche Greta Thunberg. Per questo le nostre confezioni sono molto diverse tra loro ma hanno un punto saldo in comune: la sostenibilità dei loro materiali. Se leggi fino in fondo capirai che no, non è Lercio: è tutto vero.

I cartoni

I nostri packaging sono più del 70% in carta, che come sai è una materia riciclabile a ridotte emissioni di CO2, e per il restante 30% in alluminio e polietilene, che non è una parolaccia ma anzi, aiuta a mantenere il nostro succo di frutta intatto nel tempo e far sì che questo non ne alteri il gusto. Ogni nostro prodotto è studiato per essere riciclato con facilità ed intuizione. Chi lo ha studiato? Beh, noi, dalla prima alla quinta FSC. Il marchio FSC garantisce infatti che la confezione in cartone provenga da una selvicoltura responsabile e da risorse rinnovabili, Le foreste controllate da questo sistema sono al sicuro, così come lo sono le prossime generazioni, se tutti facessimo così (frecciatina).

 

Bottiglie in vetro

Non ditelo a nessuno ma sono le nostre preferite. Resistente, neutro e robusto, questo materiale derivante dal silicio non se la tira per niente: ha un talento sia come vuoto a perdere che come vuoto a rendere. Un altro punto a favore del vetro è la sua iperprotettività, fa sentire tutti al sicuro. La sua robustezza impedisce a qualsiasi scambio chimico o agente esterno, come ad esempio l’umidità, di agire sul contenuto della bottiglia. Quindi, amico: se t’impegni e le ricicli BENE, possono essere riutilizzate in eterno. Se invece vuoi farle finire in mare… beh, no, non lo fai.